DOP, IGP, DOCG, DOC e IGT: queste lettere si trovano spesso sull’etichetta di diversi cibi e vini italiani, ma cosa rappresentano esattamente?
La qualità e la produzione dei prodotti tipici di un territorio sono tutelati dalle leggi italiane e internazionali, che ne definiscono l’identità e la provenienza geografica. In altre parole, la denominazione di origine certifica la qualità e l‘unicità di un prodotto specifico.
Sono anche essenziali per diminuire la diffusione di prodotti contraffatti, ed è per questo che è impossibile trovare una bottiglia vino Barolo DOCG che non provenga dalle Langhe del Piemonte, o un Parmigiano Reggiano DOP che non arrivi dall’Emilia-Romagna.
DOP (Denominazione di Origine Protetta). La sigla DOP garantisce che il prodotto (come formaggio, prosciutto, carne, olio d’oliva, ecc.) sia prodotto, lavorato e confezionato in una zona geografica specifica e secondo le tradizioni di quella zona. Ogni fase, dalla produzione al confezionamento, è regolamentata e attribuita dall’Unione Europea agli alimenti le cui caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dalla zona di produzione e dalle tecniche di produzione tradizionali.
IGP (Indicazione Geografica Protetta). L’etichetta IGP indica alimenti e vini tipici di una determinata area geografica e che lì sono prodotti e/o trasformati e/o elaborati.
DOCG, DOC e IGT sono invece certificazioni limitate alla produzione vinicola. L’Italia classifica i vini di qualità (prodotti in regioni specifiche) e vini da tavola (con e senza indicazione geografica). L’etichetta di un vino italiano contiene le seguenti informazioni: il nome della cantina, a volte il nome del vigneto che ha prodotto le uve, l’annata (l’anno in cui le uve sono state raccolte), e un acronimo (ad esempio, DOC, DOCG) o oppure la frase “Vino da Tavola”.
IGT (Indicazione Geografica Tipica). “Indicazione Geografica” significa che quel vino viene prodotto in una zona specifica e ottenuto da varietà di uve autoctone, di aree definite. Questa certificazione attribuisce una qualità superiore ai vini da tavola. Essi sono però prodotti in zone di più vaste e con regole di produzione meno restrittive rispetto a quelle per i vini DOC e DOCG. Un esempio è la Maremma Toscana, un vino bianco, rosè o rosso, prodotto in tutta la regione Toscana.
DOC (Denominazione di Origine Controllata). Questo acronimo riconosce la qualità e la tradizionalità dei vini prodotti in regioni specifiche e ben definite, secondo regole precise volte a preservare le pratiche enologiche tradizionali di ogni singola regione. Un esempio è la Barbera d’Alba DOC in Piemonte. Ci sono attualmente più di 300 vini DOC italiani e il Piemonte ne vinifica 42.
DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). La sigla DOCG è simile alla DOC, ma ancora più rigorosa. Le regolamentazioni definiscono infatti i metodi e i tempi di produzione. Le rese ammissibili inoltre sono generalmente inferiori. I vini DOCG devono passare un’attenta valutazione chimica, sensoriale, più un’analisi e degustazione da parte di un comitato autorizzato dal governo, prima che possano essere imbottigliati. Essi devono recare il marchio di Stato che garantisce l’origine e la qualità e che consente di numerare tutte le bottiglie prodotte. Ci sono attualmente 74 vini DOCG italiani, tra cui: Barolo, Barbaresco, Amarone della Valpolicella, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Prosecco Superiore e molti altri. Il Piemonte imbottiglia 17 vini DOCG.
A metà del ‘900 con la crisi agroalimentare italiana è arrivata la necessità di tutelare i prodotti made in Italy. Con l’affermarsi della cucina italiana negli Stati Uniti e all’estero infatti, il mercato fu invaso da diversi prodotti scadenti ad imitazioni di prodotti come: l’olio d’oliva, alcuni salumi e formaggi e anche il vino. Per proteggere la sua reputazione culinaria, l’Italia lavorò con l’Unione Europea per creare certificazioni legali che incoraggiassero i produttori di vino e alimenti a concentrarsi su qualità, sulla tradizione e sull’affidabilità. Per guadagnare le etichette, i produttori devono oggi attenersi a delle rigorose linee guida, sotto la supervisione del governo. Quando si acquista e si consumano prodotti con queste certificazioni, si sostiene il paese e ci si può godere la qualità del prodotto.